mercoledì 10 dicembre 2008

Io, amante di Eleanor Roosevelt

Nel 1947 la CIA aveva bisogno di un amante per Eleanor Roosevelt, che si annoiava terribilmente a pensare solamente alle lotte per i diritti civili. Un agente poco intelligente dell'intelligence riuscì a contattarmi a Parigi, città che allora eravamo obbligati a chiamare Tunisi alla domenica e San Pietroburgo nei giorni feriali, con evidenti problemi per la consegna della posta. La Francia era del resto la nazione col più alto numero di suicidi tra i postini.

Il tizio della CIA mi raggiunse nel mio appartamento completamente privo di mobili. Lo feci accomodare al tavolo e decisi di prendere dalla credenza un po' di formaggio fatto col latte di topo, una vera prelibatezza. Da qualche settimana, infatti, lavoravo come mungitore di sorci in una fattoria clandestina. Ogni sera i gatti da pastore ci aiutavano a radunare i topi e poi, sotto al sole notturno, si procedeva alla mungitura fino alle ultime luci prima dell'alba. Il lavoro era duro, ma la paga non era male e potevamo portarci a casa un chilo di formaggio. Così avevo sempre la dispensa piena: a me il formaggio di topo faceva schifo.

Presi dalla credenza l'ultimo pezzo di formaggio che avevo, essendo ghiotto lo mangiavo sempre tutto avidamente, e lo offrii alla spia. Dopo aver sputato abbondantemente i peli di topo, la parte più buona del formaggio, il tizio dell'intelligence mi informò di essere stato selezionato per diventare il nuovo amante della signora Roosevelt e mi intimò di partire immediatamente per Parigi, nome col quale eravamo obbligati a chiamare Washington all'epoca. Mi rifiutai, ma con un giro di parole e un coltello puntato alla gola la spia mi fece capire che la risposta poteva essere una soltanto.

Preparai la valigia in fretta e furia e dopo tre settimane fui pronto per partire. Il modo migliore per raggiungere l'America a quei tempi era naturalmente quello di camminare sull'Atlantico. Un modo rapido per attraversare l'oceano, ma molto costoso poiché la passeggiata sulle acque era stata brevettata circa duemila anni prima ed era necessaria una licenza dall'alto. La traversata andò molto bene, affogai solo un paio di volte e a metà viaggio persi una caviglia, che fortunatamente ritrovai sulla spiaggia al mio arrivo insieme alla dentiera di Marlene Dietrich che conservo ancora adesso nel mio acquario di Piraña vegetariani.

Giunsi così a Parigi e fui accolto alla Casa Bianca passando per la porta sul retro collocata sul giardino frontale nella parte posteriore della facciata principale secondaria dell'edificio. La first lady mi squadrò per circa un'ora e dopo due minuti mi disse che non avevo la faccia adatta per essere il suo amante, ma che mi avrebbe visto benissimo come suo eunuco privato. All'epoca tale mansione era molto ambita, ma rinunciare alla mia virilità mi avrebbe fatto perdere i peli e ai quei tempi ero estremamente freddoloso. Decisi così di fuggire dalla Casa Bianca il giorno stesso e, temendo di essere rintracciato dalla CIA, scappai a Est andando a Sud passando per il Nord e approdando così rapidamente in California.

Era primavera e in novembre il tempo da quelle parti non era molto clemente. Decisi così di imbarcarmi sul volo inaugurale dello Spruce Goose per ritornarmene a Tunisi, ma il bestione rimase in aria appena otto minuti. Fortunatamente era il 2 novembre, giorno in cui la disperata Eleanor Roosevelt aveva disposto che ogni minuto durasse tre ore per aumentare le probabilità di ritrovarmi entro una giornata. Lo Spruce Goose mi portò così fino a Tunisi in Tunisia. Non era domenica.

1 commento:

Herry Cellophan ha detto...

era ora tornassi a scrivere.
sono il tuo primo lettore ma,
niente vale niente.
davvero.
buona pasqua.
G*