venerdì 11 luglio 2008

Tiro a segno nel Texas

Nel settembre del 1963 mi trovavo in Texas, dove ero giunto alla ricerca della mia pallina da golf lanciata troppo violentemente dal campo del Londonshire dove mi allenavo ogni mattina dalle 17 alle 19 del pomeriggio. All'epoca il golf non era ancora uno sport alla portata di tutti, solamente gli assassini professionisti, gli addestratori di caimani albini e gli elettori della Democrazia Cristiana. Rientrando in tutte e tre le categorie, avevo accesso a tutti i campi del Nord Europa, fatta eccezione per il campo da golf di Augusta in Germania, che semplicemente non esisteva.

Dopo aver cercato la mia pallina da golf per circa 15 giorni in Texas, mi ricordai di non aver mai giocato in vita mia a quel bislacco sport pieno di mazze e interruppi di colpo la ricerca dopo altri 15 giorni. Era ottobre e non avevo nemmeno un nichelino per mangiare qualcosa e un posto coperto dove andare a riposare ogni notte.
Una mattina, mentre passeggiavo verso l'ora del tramonto su una strada di cui non ricordo il nome, vidi una bella insegna con alcune K rosse pitturate sopra e un cartello "cercasi impiegato". Pensai di entrare per dare un'occhiata, allettato all'idea di trovare lavoro nella prestigiosa fabbrica di corn flakes. Tra l'altro dovevo orinare, era un periodo in cui bevevo molta acqua per affogare un gatto che avevo ingoiato vivo per sbaglio mentre dormivo sotto a un ponte dentale.

Purtroppo non si trattava della famosa fabbrica di cereali, ma di una sede locale del Ku Klux Klan. Un tizio pallido in volto come un cencio bianco con due buchi per gli occhi mi spiegò in cosa sarebbe consistito il mio incarico, ma l'idea di andare in giro a fare il fanatico xenofobo con un cappuccio bianco da idiota in testa non mi piaceva per nulla. In quei tempi, infatti, provavo una particolare avversione per il bianco, un colore troppo scuro e spento per i miei gusti. Rifiutai dunque l'offerta e mi rimisi in cerca di un buon posto di lavoro.

Verso la fine di ottobre trovai finalmente un'occupazione che faceva per me. L'impiego era semplice e per nulla faticoso: insieme ad altri tizi dovevo passare la giornata a sparare con un fucile Carcano modello 91/38 dotato di ottica civile 4x contro alcuni bersagli piazzati su un'automobile decappottabile. La paga non era male e potevamo tenerci i bossoli per ricordo, ma solo a patto di rifonderli per farne chiavi finte per lucchetti inesistenti. Ancora oggi, a distanza di tanto tempo, uso quelle chiavette per non chiudere gli armadietti che non posseggo a casa mia.

Il lavoro durò meno del previsto, verso la fine della terza settimana di novembre, infatti, fummo tutti licenziati, tranne uno, con una lauta liquidazione e una minaccia di morte da parte dei Servizi Segreti americani se avessi fatto menzione del nostro impiego. Decisi allora di lasciare Dallas per tornarmene nel Londonshire a finire la partita di golf che non sapevo giocare.
L'unico che mantenne il posto e guadagnò un contratto a tempo indeterminato fu un certo Lee Harvey qualcosa, probabilmente il cocco degli istruttori. Un perfetto sconosciuto di cui non ho mai più avuto notizia e che avrà sicuramente combinato nulla degno di nota nella sua vita.

1 commento:

Herry Cellophan ha detto...

Studiare le leggi che governano le eccezioni e spiegano in modo equivoco un universo supplementare a quello in cui ci troviamo noi oppure, meno ambiziosamente, descrivere un universo che si può vedere o si dovrebbe discernere al posto di quello tradizionale è molto affascinante. E' una sorta di rifugio ipnagogico dalla realtà o semplicemente un modo ambizioso, patafisico in definitiva, di denunciare quello che tutti sanno ma che nessuno può dire in modo palese?